lunedì 26 luglio 2010

ERIC MORKEVIND - Single

Informazioni
Gruppo: Eric Mørkevind
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/ericmrkevind
Autore: Mourning

Tracklist
1. Angels Of Dark
2. Lacrimosa

DURATA: 8:38

Pur trovandoci davanti a un monicker decisamente straniero, l'artista che dietro vi si cela è nostrano, un gothic metal dal piglio rockeggiante che prende ispirazione da act quali Moonspell, 69 Eyes e l'attitudine catchy sfrontata degli H.I.M.
Due soli brani inseriti in questo primo lavoro: "Angels Of Dark" e "Lacrimosa", entrambe la tracce sono alquanto piacevoli all'ascolto immediato, facile fruibilità e flavour anni Ottanta, le canzoni di Eric si prestano bene come colonna sonora di quella generazione che è cresciuta ascoltando la voce di Ville Valo, rimanendo incantata dalle melodie semplici ma accattivanti che strizzano l'occhio al pop non lasciandosi però incastrare forzatamente dalla voglia di classifica.
L'attitudine rock malinconica di "Angels Of Dark" fa da spalla alla soave decadenza che "Lacrimosa" dipinge con note fascinose colme di tristezza.
Le canzoni sono ben composte, fluide, scivolano senza intoppi, l'alternarsi della voce clean con quella più aspra in "Lacrimosa" acuisce l'atmosfera afflitta insita nella traccia, il tono pulito da cantastorie accorato si addice però maggiormente alla causa.
Buono l'uso dei synth che accompagnano nello spendersi i due episodi così come gli assoli inseriti, di fattura non impeccabile, ma che ben s'incastrano nell'ossatura dei pezzi.
Per quanto il materiale a mia disposizione sia poco, posso dire che il ragazzo ha le carte in regola per mettersi in gioco e puntare a discreti risultati, a seconda delle scelte future sul sound (se seguire o meno questa scia) si potrà "definire" ancor più una collocazione musicale per questo gotico progetto.

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A FOREST OF STARS - Opportunistic Thieves Of Spring


Informazioni
Gruppo: A Forest Of Stars
Anno: 2010
Etichetta: Transcendental Creations
Contatti: www.myspace.com/aforestofstars
Autore: Mourning

Tracklist
1. Sorrow's Impetus
2. Raven's Eye View
3. Summertide's Approach
4. Thunder's Cannonade
5. Starfire's Memory
6. Delay's Progression

DURATA: 01:12:10

A distanza di due anni dal bel debutto "The Corpse Of Rebirth" gli inglesi A Forest Of Stars si ripresentano a noi con il nuovo "Opportunistic Thieves Of Spring".
Come in precedenza avvenuto la miscela rimane più o meno la stessa, il black metal avanguardistico che unisce sinfonia, psichedelia e movenze di estrazione doom è l'arma di cui si fanno fregio, stavolta però cambia il mood che vede una diversificazione nelle misure non di poco conto.
Non si parla di variazioni riguardanti lo stile quanto un approccio leggermente alterato che vede meno caratterizzato l'aspetto andante/viaggiante delle composizioni a favore della forma canzone. I ragazzi dimostrano di saper attendere come felini in fase di studio l'attimo giusto per colpire con le sezioni più classicamente invocanti il sound black non trascurando mai i reparti strumentali decorati dal violino e dal flauto di Kati Stone, l'ex My Dying Bride realizza dei brevi ma intensi interventi che apportano un deciso valore alle tracce.
La durata consistente delle canzoni, già dote del recente passato in casa A Forest Of Stars, non crea alcun tipo d'intoppo allo svolgersi dell'album che possedendo un equilibrio privo di inutili forme statiche incrocia, mettendo d'accordo, il lato sinfonico con quello post-rock annettendoli non come servitori ma quali compagni d'avventura delle sezioni estreme dove la voce di Mister Curse ha la libertà assoluta di mostrarsi nella sua angosciante, addolorata ma al tempo stesso inquietante, tonalità cupa che darà vita a un soffocato urlo la cui tristezza si ripercuoterà "positivamente" sulle tracce.
L'opener "Sorrow's Impetus" è con tutta probabilità quella che più si avvicina al feeling puro del genere black, altre le sensazioni che si percepiranno a pelle andando avanti in una tracklist che poggia su un effetto camaleontico costante ben rappresentato in "Delay's Progression", sull'approccio gotico intimo e decadente "Thunder's Cannonade" (davvero intrigante l'assolo di violino che le fornisce ingresso), la nenia tristemente adornata dal flauto di "Raven's Eye View", la visione progressiva di una "Starfire's Memory" che sa offrire decisa apparenza e nobile animo.
"Summertides's Approach" per chi scrive ha trovato ispirazione nei Paradise Lost, il primo contatto con il cantato di Mister Curse nel brano ha riportato a galla emozioni che il Nick Holmes del periodo d'oro ("Lost Paradise" / "Icon") riusciva a "infliggere" con maestria, il singer coadiuvato dall'atmosfera distesa e nostalgica della partitura strumentale (in cui spiccano le note delicate ma ombrate di grigio del piano), dimostra d'interpretare e vivere i testi in maniera più che convincente.
La formazione possiede una strada propria riconoscibile di cui ogni elemento in line-up è parte fondamentale, The Gentleman con le sue tastiere soffuse che si spandono rendendo ariose mette i puntini sulle "i" nei momenti carichi di pathos, il lavoro di basso e chitarra di Mr T.S. Kettleburner trova ispirazione in molteplici correnti sonore e il batterista Mr John "The Resurrectionist" Bishop, motore dinamico ed elaborato, sa quando compattare o ridurre al minimo i suoi sforzi, come una molla che si allunga e ritrae dando quella spinta dovuta per ricreare il circolo atmosferico adatto, privi di uno di loro non so se la proposta rimarrebbe eguale nel valore e nella profondità d'intenti.
E' non dico assente ma latente in alcuni casi la caratteristica primordialmente istintiva che aveva marchiato a fuoco "The Corpse Of Rebirth", si passa quindi dalla vitalità di un bambino capace di tutto al "ragionato" ma illuminato pensiero di un adolescente che spicca il volo verso la maturità? A questo punto vien da chiedersi quale potrebbe essere il successivo step che gli inglesi potrebbero decidere d'affrontare.
In sostanza, se avete amato il debut degli A Forest Of Stars non fatevi scrupoli e gettatevi su questo nuovo gioiellino "Opportunistic Thieves Of Spring" è la riprova che hanno tanto da dare a una scena da tempo lacunosa di forti personalità artistiche.

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SAWOL - Through Soil And Skin


Informazioni
Gruppo: Sawol
Anno: 2010
Etichetta: Bullroser Records
Contatti: www.myspace.com/sawolmusic
Autore: Mourning

Tracklist
1. Furor
2. Drought
3. Prisoner
4. Thorns
5. Break And Create
6. Seasons
7. Closer To The Sun
8. Murk of November
9. Buried

DURATA: 51:53

L'ambito doom finlandese non finisce mai di sfornare formazioni che diano il proprio personale contributo a una scena florida e in continua evoluzione. I Sáwol sono di recente nascita (2005) e dopo aver dato alla luce un demo omonimo nel 2007, la cui composizione godeva di una notevola influenza post metal, si presentano con un debut album, "Through Soil And Skin", che inverte la rotta poggiandosi su scelte più classicamente legate al filone melodico del movimento.
La band che vede Pekka Taina nel ruolo di leader (l'abbiamo già incrociato nel ruolo di chitarrista dei Sotahuuto di cui troverete la recensione girando per il sito) rilascia nove brani che, pur mantenendo una forte propensione alla funzione atmosferica e tenendo bene in quanto a incedere e "pesantezza", nello scandire i passaggi non sono privi di pecche che ne limitano il valore.
Il complesso artistico infatti di frequente ci regala ridondanze ossessive che fanno piacere all'udito come nel caso di "Drought", riff prestanti come l'enter della successiva "Prisoner", la visione viaggiante esternata dalle melodie di una "Thorns" meno pressante, la monoliticità del brano viene resa grigia e melancolica dalle linee dolciastre che la solcano e dal solo che ne scaturisce sul finire.
Se fin qui tutto sembra scorrere per il meglio consolati, da una "Break And Create" che miscela la dolcezza iniziale con l'adrenalina che verrà in corsa inserita in un brano dallo svolgimento che probabilmente con qualche variazione d'umore significativa avrebbe acquistato maggior carattere/quadratura e da "Seasons" convincente per metà, sarà la parte che riguarda la coda del cd composta dal trio finale a segnare un calo netto nelle intenzioni e nelle idee espresse.
Purtroppo "Closer To The Sun" si rivela priva di mordente, zuccherosa, la scelta del clean è indovinata se non fosse che la voce non è adatta a ricoprirne il ruolo, in quella veste è troppo flebile e incapace di apportare valore alla traccia, "Murk Of November" delle tre è quella che si tiene a galla grazie a un riffato solido ma in alcuni frangenti sin troppo statico mentre la conclusiva "Buried", ficcante e melodicamente piacevole, non aggiunge nulla a una prova che ha già dato il proprio massimo in antecedenza.
Per quanto riguarda la produzione, data la posizione adottata puntante su un sound di stampo classico condito da venature esterne a esso, le chitarre potevano essere leggermente più spesse, la voce di Pekka si presta bene alle basi ma alzando un minimo il volume nel mix avrebbe acquisito un ruolo più netto mentre basso e batteria si ritagliano i loro spazi ben delineati e inquadrati dal suono che li rappresenta.
La prima vera prestazione dei Sáwol vive di luce e ombre, c'è da dire che gli amanti del genere doom/death troveranno "Through Soil And Skin" di loro gradimento godendoselo senza troppi problemi, chi si aspettava invece un approccio più post derivante dalle canzoni del demo ne rimarrà spiazzato, ma da qui a parlare di delusione ne passa davvero tanto.
La band ha in sé tutto ciò che serve per continuare lungo entrambi i percorsi, veda quindi quale sia la direzione più adatta da intraprendere per il futuro ripartendo dalle basi impiantate con questo lavoro, teneteli a mente.

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MECHANICAL GOD CREATION - Cell XIII


Informazioni
Gruppo: Mechanical God Creation
Anno: 2010
Etichetta: Worm Hole Death
Contatti: www.myspace.com/mechanicalgodcreation
Autore: 2010

Tracklist
1. MTBF
2. Project Kill
3. 2012
4. Process Of Mental Killings
5. I Shall Remain Unforgiven
6. Divinity
7. Inhuman Torture Surgery
8. Trespass And Kill
9. Death Business

DURATA: 38:48

I Mechanical God Creation sono una creatura nostrana, la band milanese prende vita nel 2007 e, dopo un demo rilasciato nello stesso anno intitolato "...And The Battle Becomes War", si è dedicata ad un'incessante attività live che la vede partecipare a eventi quali Gods Of Metal e Metalcamp con la piacevole esperienza di solcare lo stesso palco di act più navigati del calibro di: Megadeth, Meshuggah, Iced Earth e Behemoth.
Era giunta l'ora però di concretizzare il lavoro svolto tirando fuori un album che fosse la riprova di quanto buono fatto sinora. La situazione in line-up viene stabilizzata con gli innesti di Alessandro alla chitarra e Manuel alla batteria; possono quindi riprendere da dove si erano stoppati con le partenze di Runza e Jay, entrambi comunque ancora parte della formazione al momento del concepimento di "Cell XIII".
Il quintetto meneghino ci propone un classico disco arrembante di death/thrash a tinte core d'ultima generazione, suono pulito, tanta potenza sviluppata da ritmiche possenti e la voce di Lucy che si danna graffiando e scendendo di nota (per quanto l'è possibile) come una vera bocca da fuoco sa fare.
Non vi sono innovazioni particolari, ma solo una genuina prestanza che con l'andare delle tracce tende a perdere qualche punto per un'omogeneità di fondo che rende sì compatta la proposta ma che al tempo stesso, seppur minimamente, l'appiattisce facendone diminuire il feeling.
Gli episodi piacevoli non mancano, vedasi una "Project Kill" veramente affilata, o "Process Of Mental Killing" dove il basso esce prepotentemente, così come del resto i deja vù saltano all'orecchio in più casi chiamando in causa spesso e volentieri la scena svedese, soprattutto nella canzone che vede come guest Cadaveria: "I Shall Remain Unforgiven", qui i pattern di batteria sembrano usciti dalla testa dell'Erlandsson di "Slaughter Of The Soul" e per quanto il contorno sia differente è difficile non notarlo.
Bello e spaccaossa il groove che mantiene in piedi "Divinity" e la corsa arrembante della scura "Inhuman Torture Surgery" mette in chiaro che sino all'ultima song "Death Business" di mollare la presa non ne vuole proprio sapere.
Il passo è stato fatto e "Cell XIII" è un discreto debutto, mancano però quelle canzoni che facciano da spartiacque, quegli episodi che ti indicano il disco come una prima scelta e non solo come un buon lavoro di poco al di sopra della media.
La produzione curata, forse fin troppo, toglie lucidità ai pezzi trasmettendo un sentore meccanico, sì violento ma alle volte fine a se stesso.
Consiglio quindi l'approccio a tale lavoro esclusivamente agli amanti del death metal delle ondate odierne, gli appassionati dell'old style si troverebbero di fronte un album che li farebbe patire proprio per la sua pulizia e devozione al pompaggio sonoro.

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ANGREPP - Warfare


Informazioni
Gruppo: Angrepp
Anno: 2010
Etichetta: Abyss Records
Contatti: www.myspace.com/angrepp
Autore: Mourning

Tracklist
1. Intro
2. Five Horned Formation
3. Legions Arise
4. Dead And Destroyed
5. Warfare
6. Fiende
7. Rape, Kill, Rock 'N' Roll
8. Firebrand
9. For Now I Have Risen1
10. Dictator

DURATA: 34:51

Gli svedesi Angrepp si presentano in stile guerriglia con il debutto "Warfare", l'album in sè raccoglie l'eredità primordiale rozza di gente come Hellhammer e Bathory coniugata con l'attitudine black'n'roll degli ultimi Darkthrone o crust degli Horned Almighty di "Contaminating The Divine", con in più qualche richiamo al sound Satyricon della fase di mezzo in poi per quanto riguarda il groove.
Un bel calderone che si mostra interessante e dotato di una carica godereccia elevata che già dalle battute iniziali con "Five Horned Formation" prende sviluppo.
In "Legion Arise" la vena punk diviene prorompente dando vita a un incedere birraiolo e coinvolgente, la mistura di soluzioni black alternate e variegate dalle escursioni sonore che il combo mette in atto non fanno altro che rendere il disco snello, il thrash è la base su cui tutto ruota ma la differenza la fa l'orpello scelto di volta in volta.
E' così che "Dead And Destroyed" paga pegno ai Motorhead fino a un break che porta al suo interno la figura di Satyr, il riffato è nero e sembra uscito dagli ultimi lavori del duo norvegese, cosa che accadrà anche in "Rape Kil, Rock'N'Roll" la più orientata verso quella direzione musicale, "Firebrand" e nella stessa titletrack "Warfare".
Un platter schietto e privo di fronzoli ma che come spesso accade dividerà le platee in due fazioni: quelli che "il black è black, non scherziamo col rock e il punk in mezzo", viene da chiedersi che genere abbiano ascoltato sinora dato che il mondo di cui vanno fieri è ricco di capolavori che sfruttano gli stili madre, e i secondi che tacciati di "apertura mentale" e moda si godranno il lavoro degli Angrepp con la giusta attitudine: alzando i boccali, scapocciando e facendo roteare fottutamente la testa a ritmo. Non vedo soluzioni migliori e più adatte di questa con tanta adrenalina in corpo!
Black? Thrash? Punk? Rock? Io la chiamo musica e quando si ha la possibilità d'ascoltarne suonata e composta in modo che svolga il proprio compito come si deve non si può far altro che compiacersene. Niente di nuovo all'orizzonte ma che figata.

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CHAMBERS - Old Love

Informazioni
Gruppo: Chambers
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/chambersrock
Autore: Mourning

Tracklist
1. Pig
2. Notch
3. Ripper
4. Old Love
5. Here's That Song I Wrote About You
6. Crap Out
7. Take My Juice
8. Glamour Her
9. Fuck It Out
10.The Nest
11.Tragedy

DURATA: 34:56

I Chambers vengono dal New Jersey, la formazione si presenta con un hardcore/metal mascolino che più volte attinge dal repertorio anni Settanta e bluesy seppur mantenendo una costante carica adrenalinica che pompa a più non posso.
Se gente come Black Flag e Agnostic Front hanno dato vita allo stile misto che negli anni Ottanta si è espanso a macchia d'olio nell'underground, i moderni Every Time I Die e Cancer Bats fanno saltare folle di giovani e si possano amare o meno ma sanno il fatto loro.
Il passato e l'era odierna confluiscono in "Old Love" che mostra un'attitudine sincera da scantinato coadiuvata da una vena Guns'n'Roses e da una più che discreta resa sonora che in pezzi come "Pig", "Ripper", "Old Love" "Fuck It Out", "The Nest" e "Here's That Song I Wrote About You" infiamma l'ascolto facendolo grondare di passione.
La voce di Dan Pelic è corrosiva e viaggia a tremila sul riffing di base seventies oriented creato da un Gregg Kautz particolarmente ispirato e coadiuvato dall'altro chitarrista John Pinho. Il rock è di casa, gli assoli che fuoriescono volitivi dalle composizioni sono da puro orgasmo, la batteria di Vincent Fiore, semplice e diretta come un treno, pesta e si fa sentire chiaramente, come potrebbe essere il contrario a detta di uno che ha fra i suoi mentori Dave Grohl (ex della band hardcore Scream prima di entrare nei Nirvana e adesso un drummer con le contropalle sotto tutti i punti di vista)! Lo accompagna Jesse Mariani al basso con un'esecuzione lineare ma efficace.
La produzione cruda e ricca di feedback acuisce la volontà hardcore espressa dai Chambers, i ragazzi hanno dato vita a un album, "Old Love", che varca spesso il confine fra i due generi risultando più che piacevole e che fa sperare in un ulteriore passo in avanti che tappi le piccole falle in ambito compositivo non ancora fluido al 100% e quei cali che nella parte centrale ne limitano il potenziale.
Per chi apprezza lo stile non posso che consigliarne l'ascolto a palla, se vi serve una bella botta di vita ci pensano i Chambers a darvela, attenti a porgere l'altra guancia, rischiereste di trovarvi per terra.

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THE WAY OF PURITY - Crosscore


Informazioni
Gruppo: The Way Of Purity
Anno: 2010
Etichetta: Worm Hole Death
Contatti: www.myspace.com/thewayofpurity
Autore: Mourning

Tracklist
1. 23rd Circle Breeds Pestilence
2. Lycanthropy
3. Anchored To Suffocation
4. The Rise Of Noah
5. Loyal Breakdown Of Souls
6. Sinner
7. Egoist
8. Deathwish
9. Burst
10. Pure

DURATA: 29:07

I The Way Of Purity sono una delle tante formazioni che si celano nel mistero, niente nomi né provenienza a infittire una trama già intricata che li vede portatori di un messaggio divino dove gli opposti della medaglia (Bene e Male) sono un'unica essenza.
Hanno studiato approfonditamente il lavoro che riguarda l'immagine e la divulgazione tanto d'avvalersi anche di una prova cinematografica curata e realizzata dalla regista Susi Medusa Gottardi, a sua volta coadiuvata nell'elaborazione della pellicola dal duo dei Der Drakos già apparso sulla nostra zine con la recensione del loro disco "Blood To Blood".
Tralasciando il narrato video che vi consiglio di guardare per avere una panoramica completa dell'avventura intrapresa dalla band, dal quale si apprendono i cenni storici e la derivazione del monicker a quanto pare impresso in un dipinto religioso raffigurante martiri con impressa tale scritta sul petto, è della musica che dobbiamo occuparci e questo faremo.
Se il contorno infatti invita e volente o nolente attira, quello che ci attende nell'album di debutto "Crosscore" è una miscela ben congeniata di vari stili con punte di buon livello, vi è stato inserito davvero un po' di tutto dal death metal al nu metal, dal grind alle virate core, da sprazzi che fan l'occhiolino ad un incedere black alle voci in clean con una chiara e costante dimensione legata al fattore impatto.
Non ci sono innovazioni particolari che adornano il sound tanto da renderlo qualcosa di sconosciuto all'orecchio però è distinguibile il buon gusto nelle scelte che fanno di "The Rise Of Noah" e "Pure" due fra le canzoni più interessanti del platter, Betty dimostra infatti che oltre a incazzarsi come una dannata sa sfruttare a dovere la voce pulita passando dalle linee accoglienti della prima alla forma fin troppo catchy ma gradevole della seconda.
Giocano un ruolo importante le atmosfere, ossessive o oppressive ("Egoist") che siano creano dei risultati soddisfacenti, altrettanto fanno le melodie derivanti dall'ondata svedese di terza generazione, quella che apertamente spiegò le ali verso il mercato discografico più ampio.
Una produzione pulita e curata nel minimo dettaglio tesa a garantire una giusta resa sonora alla violenza alternata alle fasi più orecchiabili completa il quadro.
Non so quanto ci sia di reale e quanto di machiavellico dietro quest'act, sta di fatto che "Crosscore" è un disco piacevole ma che consiglierei di ascoltare solo a chi non segue prettamente i movimenti classici, la gestione delle influenze potrebbe "irritare" la suscettibilità di chi è abituato a racchiudere in comparti stagni la musica.
Le carte le han sapute sfruttare bene i The Way Of Purity se pensate che al primo sforzo si son fatti un bel tour europeo di supporto ai Negura Bunget, non è cosa da poco per un nome nuovo che ha bisogno di un giro in cui potersi inserire, l'han fatto prepotentemente e se ne da loro atto.
Lasciate stare le storie che tirano giù o su il tendone del sipario dando vita ai classici teatrini di cui l'estremo in genere si alimenta e attenetevi alla musica godendovi un platter che nei momenti in cui si ha bisogno di una bella sveglia svolge pienamente il suo ruolo: adrenalinico!

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SUNGRAZER - Sungrazer

Informazioni
Gruppo: Sungrazer
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/sungrazerband
Autore: Mourning

Tracklist
1. Zero Zero
2. Common Believer
3. If
4. Somo
5. Mountain Dusk

DURATA: 35:13

Il trio olandese dei Sungrazer composto da Rutger Smeets (chitarra e voce), Sander Haagmans (basso e voce) e Hans Mulders (batteria) dopo essersi tolto la soddisfazione di aver vinto il contest musicalde "Nu Of Nooit", con la conseguente partecipazione al Pinkpop Festival, ha da poco fatto uscire anche il primo lavoro discografico dal titolo omonimo.
Solo cinque brani ma che descrivono a grandi e corrette linee il modo di provare e dipingere le sensazioni dettate dal momento dalla band, le influenze di act quali Kyuss, Queens Of Stone Age, Foo Fighters e l'alterata psichedelia seventies dei Doors si fondono esplodendo e implodendo a seconda delle movenze inflitte piacevolmente agli episodi.

In "Zero Zero" la scuola di pensiero Homme si fa strada palesemente e la presenza come musa ispiratrice nel riffato di Joshua sarà più volte percepibile come accadrà anche nella successiva "Common Believer" dove del resto l'amore per la scena di Palm Desert viene tributato anche dalla voce di un Rutger in stile John Garcia.
Un pizzico di Alice In Chains s'incrocia nelle cantrelliane battute iniziali di "If" , il deserto e la pioggia di Seattle seppur tanto distanti riescono ad accomunarsi nell'animo che viaggia attraverso un percorso ricco di wah wah e atmosfere psych.
E' una distesa senza fine quella che ci si pone dinanzi con l'ascolto di "Somo", i ritmi sono allentati e devoti a un relax da dormita sul prato con il manto colmo di stelle a illumminare la notte che trascorre placida, visione che verrà spezzata dall'inasprimento relegato agli ultimi due minuti del pezzo che ci fanno riaffondare prepotentemente in territorio desertico.
C'è ancora "Mountain Dusk" che si frappone fra noi e la parola fine, sognante e malinconica, sfruttando ancora la vena Alice nel cantato trova il modo di far quadrare il meglio di quanto già proposto in precedenza cullando l'ascoltatore sino alla nota conclusiva del platter.
I Sungrazer per quanto pecchino per una considerevole derivazione non si può certo dire che non conoscano e non sappiano come si debba suonare e far vibrare le note di questo stile, quest'omonimo album è una gran bella casella "start" dalla quale potranno iniziare un cammino mi auguro improntato maggiormente sulla ricerca di soluzioni che esaltino il lato caratteriale legato alla svolta personale del suono.
Non posso far altro che consigliare il loro "Sungrazer" agli appassionati del genere, registrato in analogico e masterizzato come se fosse uscito dagli studi dei primi Novanta, può essere solo di pieno gradimento per chi vive di desert sound.

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ANNTHENNATH


Informazioni
Autore: Mourning
Traduzione: Insanity
Contatti: www.myspace.com/annthennath

Formazione
Shaxul - Voce
N°6 - Chitarra
Lyshd Mordrak - Chitarra
Welkin - Basso
Thyr - Batteria

Do il benvenuto agli Annthennath sul nostro sito. Come siamo soliti fare, potete presentare la vostra band ai nostri lettori?

Shaxul: Saluti infernali! Qui è Shaxul a rispondere alle vostre domande. Gli Annthennath sono nati nel 2002. Abbiamo pubblicato due demo e un album da allora. Suoniamo Black Metal anti-umano. La line-up è costituita da Shaxul (voce), N°6 (chitarre), Lyshd (chitarre), Welking (basso) e Thyr (batteria).


Qual’è il significato del vostro monicker Annthennath?

È stato Lyshd Mordrak (chitarra) a trovare il nome. È musica elfica nella mitologia di Tolkien. Non che noi scriviamo di questi argomenti, non del tutto in realtà, e io non ero ancora nella band ma penso che suonava bene allora e, cosa più importante, è molto difficile da scrivere con uno spelling simile, per cui è una vera tortura per tutti haha... Anche se con la vostra webzine potete fare copia e incolla che è molto facile!


Sono venuto a contatto con la vostra musica visitando il vostro Myspace e sono rimasto incantato ascoltando "Sexual Transcendence", poi navigando per la rete ho visto anche l’artwork del vostro album e ne sono rimasto affascinato. Perché avete scelto quell’immagine e cosa volete esprimere con esso e con il titolo "States Of Liberating Departure"?

L’artista è Milovan Novakovic del Montenegro. Gli ho spedito tutti i miei testi e ho fatto del mio meglio per spiegare l’idea. È arrivato con questo dopo un po’ di duro lavoro e noi siamo molto soddisfatti, è semplicemente fantastico. Si incastra con la musica e i testi perfettamente. E guardate, il personaggio tiene otto "sfere" e ci sono otto canzoni... Forse le due cose sono legate...


Il vostro album è molto sfaccettato, le chitarre sono molto importanti nella creazione delle melodie e cambiano continuamente rendendo i brani variegati e mai ripetitivi. "Survival Action" mostra questa caratteristica fin da subito. Come scrivete le vostre canzoni?

N°6 è il principale compositore, anche Lyshd scrive riff, e loro sono i due chitarristi. Sono loro i responsabili dell’essenza di ogni canzone, penso che sia per questo che le chitarre ti abbiano colpito, senza dimenticare che c’è un grande uso di assoli al contrario di molte band Black Metal odierne. Non dimentichiamo le nostre radici Heavy Metal. Tutti gli altri membri scrivono le loro parti una volta che i riff di chitarra sono fatti.


Spesso giocate con l’alternanza tra velocità esplosiva e parti più atmosferiche e ampie, come avete creato il vsotro sound personale?

Viene spontaneamente... Suonare sempre veloce o lento sarebbe noioso. Ci piace accelerare e rallentare per colpire l’ascoltatore.


Avete deciso di dare un ruolo "importante" al basso, perché questa scelta? È una parte di rilievo del vostro sound e non una complementare, è quasi un marchio di fabbrica.

Per alcuni anni il basso nel Black Metal ha perso la sua importanza e questo è molto triste. Crediamo di avere una line-up forte dove il lavoro di ogni musicista incide sulla sua parte, e Welkin è un bassista molto creativo. Il suo stile è perfetto per gli Annthennath. È alto nel mixaggio perché sarebbe stato un peccato se nessuno l’avesse sentito, e ancora una volta le nostre radici sono importanti e tutti i capolavori Black Metal hanno dato un ruolo importante al basso. La domanda giusta sarebbe: "Perché non si sente il fottuto basso in molti album che escono ultimamente?!"


Chi scrive i testi? Quanto incidono sul valore delle canzoni? Di cosa parlano?

Sono io il responsabile dei testi. Penso che siano una parte importante perché provo a scrivere cosa mi esprime la musica. Principalmente scrivo circa l’odio che provo verso gli esseri umani, le religioni, la politica e tutte le cose cieche e stupide. Questo per quanto riguarda la mia filosofia satanic e il mio modo di vedere le cose. È un concept album sugli otto livelli della coscienza, ma li scrivo dal mio punto di vista. Avresti dovuto leggerli prima così mi avresti fatto domande più dettagliate invece di chiedere solo di cosa parlano...


La scena francese ha passato alcuni anni crogiolandosi nella "fama" delle LLN (Les Legions Noires ndr), com’è la situazione oggi?

Sempre piena di poser e mode, appestata da sottogeneri ridicoli come Religious/Depressive/Suicidal/NS e così via. Immagino che per "scena" intendi quella "Black Metal". Ci sono alcune band valide che supporto con la mia label Armee De La Mort Records. In questo paese è difficile trovare band con una propria identità ma che mantengano vive le tradizioni.


Ci sono band nella scena moderna che consiglieresti ai nostri lettori?

Intendi nella scena mondiale? Haha è così ampia, amico... Certamente potrei consigliare centinaia di band... Basta che apriate orecchie e occhi e che supportiate le band con l’integrità e la conoscenza del Metal.


Annthennath è in realtà una band con una line-up invidiabile, tutti i membri sono o sono stati coinvolti in band di alto livello. Come mai avete deciso di creare questo progetto?

Perché avevamo così tanto tempo da buttare che abbiamo pensato che sarebbe stato figo formare un’altra band in questa scena sovrappopolata hahaha... Seriamente, è sempre difficile rispondere, semplicemente abbiamo sentito di volerlo fare... Perché i pittori dipingono? Perché i musicisti suonano? Perché le rose sono rosse? Non posso rispondere hehe...


Il vostro album è stato pubblicato il 30 aprile, come avete gestito la sua promozione e come vi sta supportando la Pictonian Record?

Vincent della Pictonian Records è un grande amico e ci sta supportando più che può, con la distribuzione e la promozione.


Vi vedremo in concerto in Europa o Annthennath è "solo" una band da studio?

Risposta numero due!


Visitando il vostro Myspace ho letto che la versione in cassetta di "Ocean" è stata pubblicata da un’etichetta cilena, una rip off. Esistono ancora questi "signori", volete lasciare un messaggio a questo tizio?

"Océan" è un album dei Sael. Hai sbagliato pagina, amico hehe... Il collegamento tra la Sael e gli Annthennath è che N°6 è il principale compositore, niente di più. La line-up, lo stile e tutto il resto è diverso. Comunque posso rispondere perché sono colui che ha trovato l’accordo con la Tyrannus Records dal Cile per i Sael (e anche per i Quintessence), e rimpiango molto la situazione. Non ho niente da dire a quest’idiota, sa già cosa penso. Preferisco mandare un messaggio alla gente che dovesse vedere il suo nome da qualche parte: evitatelo ad ogni costo! Che muoia questo figlio di puttana che frega band ed etichette oneste!


Cosa pensate del lavoro di zines, webzines, magazines e altri portali sul Metal? Avete mai pensato che alcuni di essi sono corrotti o almeno che modificano le recensioni in base alla band?

Penso che la maggior parte delle webzine fanno schifo e sono piene di informazioni inutili, mischiano troppi generi, supportano cazzate commerciali, fanno interviste noiose che non vanno mai in profondità e recensioni che elogiano roba super-pubblicizzata. Sono più per le tradizionali 'zine su carta. Ma rispondo a tutte le interviste, lo faccio sempre per principio, per questo sono così gentile a risponderti hehe... Beh, i grandi magazines sono corrotti sicuramente. Ma è un altro mondo, come ho detto compro/distribuisco/supporto solo zine oneste e underground, per evitare tutta la merda che insulta il culto del Metal.


Qual è il miglior metodo per diffondere la vostra musica oggi per voi? Avete qualche rimpianto se pensate all’epoca del tape-trading, quando una canzone o un consiglio di un amico erano abbastanza per "tentare" l’acquisto dell’album?

Conosco l’era del tape-trading molto bene ed era molto bella ma non ho rimpianti perché Internet è uno strumento molto utile. Se potessimo andare indietro nel tempo e potessimo avere possibilità di scelta tra inviare e-mail o posta tradizionale, sicuramente tutti sceglieremmo le e-mail, giusto? È economico, veloce e sicuro. Per cui non provo per niente nostalgia di questo anche se comunque sono stati dei grandi giorni. Puoi ancora comprare un album solo per una canzone o un consiglio, puoi anche provare più musica su Internet e vedere se ti piace la band o no. Ma se ti piace devi comprare l’album! Il problema è: come ogni nuovo strumento, la gente non lo usa bene, e sempre più persone hanno migliaia di canzone o album sul loro hard disk, senza capire un cazzo di cos’è un album. Nessun file può sostituire un album e la sua potenza. Per cui se vi piacciono gli Annthennath, comprate la nostra roba e godetevela, e se siete degli stupidi anti-Metal, potete sempre scaricarlo illegalmente da internet, a voi la scelta hehe...


Grazie per il tempo dedicatoci, un ultimo messaggio per i nostri lettori.

Grazie 666 per il supporto. Uno split 7" tra Annthennath e Frostmoon Eclipse (dal vostro paese!) sarà presto disponibile sulla mia label Armee De La Mort Records. Pubblicherò anche una specie di compilation degli Annthennath chiamata "Bridges To Nothingness", unendo registrazioni vecchie e rare, e tre nuove tracce. Rimanete sintonizzati, qui ci sono i miei contatti:
LEGION OF DEATH Records / ARMEE DE LA MORT Records
WebSite + WebShop : www.legionofdeathrecords.com
E-mail : shaxul@orange.fr
Snail Mail : LOD Records / BP 21 / 86210 Bonneuil-Matours / France.

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DARK HAVEN - Fall Out


Informazioni
Gruppo: Dark Haven
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/darkhaven
Autore: Mourning

Tracklist
1. Intro
2. Embracing The Carnage
3. Mechanics Of War
4. Shades Of Ivory
5. Aphelion
6. Faceless Sons
7. Skyscraper
8. Abysmal Horror
9. Through Dying Eyes
10. Azimuth
11. Malice

DURATA: 48:38

Il metal americano si è anno dopo anno appassionato e ha assorbito il death di matrice melodica come fosse una sorgente da cui attingere costantemente, sia le forme alternative che il metal core o le pure ripresentazioni dello stile madre hanno trovato riscontri sul territorio statunitense con risultati non sempre meritevoli di ricordo.
I Dark Haven è con il death che prende dalle radici svedesi che si cimentano, certo modernizzato e con qualche influsso dell'ondata derivata dalla terza era melo death ma con più che discreta resa.
Dopo aver prodotto nel 2005 un ep dal titolo "Your Darkest Hour" sono trascorsi cinque anni e un bel po' di cambi in line - up prima che "Fallout" venisse rilasciato.
Come è già successo in passato con band come gli Inferi, anch'essi la cui provenienza è oltre oceanica, ci troviamo ad ascoltare un combo che sa cosa vuole, calibrano bene le melodie attraversando fasi in cui ampie e dolciastre riempiono il sound ma vanno perlopiù verso uno sparato e diretto modo di porsi che per quanto adornato da solos di valore e dall'orpello delle tastiere, ben più che solitaria presenza a mo' di tappeto, pendono per soluzioni battenti e d'impatto.
Se infatti la complessità di una "Shades Of Ivory" mostra il lato più ricercato dei Dark Haven, con brani brillanti come "Faceless Sons" e la coppia d'ingresso post "Intro" composta da "Embracing The Carnage" e "Mechanics Of War", meno "sinfo" rispetto alle altre, non porgono di sicuro l'altra guancia preferendo affondare un bel cazzotto.
Vi sono poi "Aphelion" ricca di sfumature nel riffing, "Abysmal Horror" dalla miscela che strizza l'occhiolino al black in alcuni punti e un'altra coppia di canzoni in chiusura "Azimuth" e "Malice" che fornisce la riprova di quanto i ragazzi si siano adattati e abbiano una conoscenza non solo scolastica del genere.
Se la cavano egregiamente soprattutto la sei corde di Brennan capace di dar spessore ai riff e di mantenere alta l'intensità dei brani senza far perdere fluidità e Don che dietro il microfono si destreggia abilmente fra un growling graffiato e un clean possente e mai invasivo.
La produzione pulita è un ulteriore vantaggio per dar sfogo al dinamismo delle melodie e delle tastiere dando al quadro la possibilità d'essere il più completo possibile.
Per quanto "Fallout" non inventi nulla e sia forse sin troppo moderno (certo che se vi piacessero gli svedesi Scar Symmetry perché non loro, sarebbe almeno da chiederselo), cosa che potrebbe non far piacere agli amanti dello stile più classico, ha qualità da vendere e una carica imponente.
Un ascolto per chi segue lo stile è quanto meno dovuto, in un mare dove chi clona gli In Flames nella versione più orrenda e mischia anche l'hip hop per accaparrarsi le, ehm, simpatie della massa sguazza cullato dalle label ci sono ancora band per fortuna che sfornano degli onesti dischi di death metal melodico e i Dark Haven appartengono a tale schiera.

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A LOATHING REQUIEM - Psalm Of Misanthropy


Informazioni
Gruppo: A Loathing Requiem
Anno: 2010
Etichetta: The Artisan Era
Contatti: www.myspace.com/aloathingrequiem
Autore: Mourning

Tracklist
1. Annihilation Induced By The Luminous Firestorm
2. Rapturous Euphoria
3. False Gods Render Death
4. Enhanced Sinister Corruption
5. Ecliptic Realm
6. And Darkness Was Cast
7. Architect Or Arsonist
8. The Carnage Of Infinite Black
9. Purged And Forgotten

DURATA: 31:26

Il progetto solista di Malcom Pugh, chitarrista degli Inferi statunitensi, prende vita e rilascia il disco di debutto dal titolo "Psalm Of Misanthropy".
Una one man band che come sempre più spesso accade propone un technical death che per fortuna non si concede la misera ambizione di essere un mero clone di Necrophagist e qualsivoglia realtà sparata a duemila cazzo di note al secondo, con una utilità pari a quella di un qualsiasi sottopiatto in vendita nelle edicole.
Il sound è sì elaborato, il riffing è ricercato, ricama melodie incisive ma lascia spazio a una dose equilibrata di brutalità e groove che forniscono alle tracce il respiro adatto per chi vuole passare da un assalto all'arma bianca ad attimi maggiormente complessi.
Canzoni come "Rapturous Euphoria" o "Enhanced Sinister Corruption" si esaltano in un crescendo chitarristico che sfoggia una solistica killer per il gusto e l'approccio con la quale si fa strada.
Vi sono poi "Ecliptic Realm" e "Architect Or Arsonist" che risulteranno gradevoli, accattivanti con il loro spingersi sempre un passo in avanti, la seconda soprattutto vanta un riffato ultrafast da scavezzacollo e un assolo melodico incastonato alla perfezione nella sua intelaiatura.
Lo sfociare nel deathcore non è una costante né tanto meno inficia la prova standardizzandola o minimizzandone la propensione violenta contrastandone l'evolversi.
Se i pregi del lavoro di Malcom sono tanti, fra cui spiccano la vocalità che ben s'inquadra con la violenza espressa e la dimensione della sei corde che offre molti spunti validi per ulteriori sviluppi futuri, in negativo si può puntare il dito su ritmiche alle volte forzate non tanto per la velocità che esprimono ma per una metodica poco incline a dare uno svolgimento più adatto agli episodi.
Altra cosa che non va, e questa è purtroppo più lesiva rispetto al primo punto, è la produzione, il sound è abbastanza incasinato per quanto riguarda basso e batteria, di conseguenza questo fa sì che delle volte si perda contatto anche con il riffato che ha bisogno di esser goduto nella sua integrità per colpire a pieno regime quando invece risulta impastato con il resto.
"A Psalm Of Misanthropy" è un buon album, si parla però di un'opera ancora allo stato larvale, c'è quindi bisogno di un bel po' di olio di gomito per dare una forma più "concreta" e "solida" alla realtà A Loathing Requiem.
Consiglio l'ascolto agli amanti del filone tecnico - brutale, andate pazzi per prodotti che escono da label come Sevared Records o Unique Leader? Troverete pane per i vostri denti.

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NANOWAR OF STEEL


Informazioni
Autore: M1
Contatti: www.myspace.com/otherbandsplaynanowargay - www.nanowar.it

Formazione
Gatto Panceri 666 - Basso
Potowotominimak - Orals
Mr. Baffo - Orals
Abdul - Chitarra
Uinona Raider - Batteria

La visione del nuovo video di casa NanowaR (Of Steel) è stata l'input per avviare i contatti con la band e realizzare questa intervista. Do il benvenuto al gruppo da parte di Aristocrazia Webzine. Partiamo proprio dal vostro nuovo pezzo, l'autocelebrativo "NanowaR": musicalmente sembrate abbracciare sonorità street / glam ottantiane, generando un tiro micidiale con annesso il solito testo da sbellicarsi dalle risate. Come è nata questa canzone? Quanto è stato difficile trovare un titolo adatto?

GATTO: Grazie a te, o persona dalle poliedriche vedute, per permettere a noi di apparire sulla tua altolocata webzine. Per rispondere alla tua domanda, no, purtroppo non sappiamo dove abbiano seppellito Gigi Sabani, benché il suo decesso prematuro ed improvviso ci abbia sconvolto.

BAFFO & UINONA: Per il nuovo album ci siamo concentrati sul concetto stesso di "Nanowar". Il nuovo pezzo doveva avere il sound tipico dei nuovi Nanowar Of Steel, ma il titolo del nuovo pezzo doveva esprimere il concetto medesimo del significato della parola "Nanowar". Così questa canzone composta da noi che siamo i Nanowar Of Steel non poteva che chiamarsi "Master Of Pizza". Ma siccome "Master Of Pizza" già esisteva ci siamo rassegnati e abbiamo voltato pagina nelle nostre vite coniugali... non so se capisci cosa intendiamo... comunque tutto apposto, grazie.


Facciamo ora un salto nel passato per chi non vi conoscesse: come sono nati e come si sono evoluti i NanowaR?

GATTO: Evoluzione – o, concetto di darwiniana memoria. Nascemmo in una grotta, al freddo e al gelo, alla luce di una stella (era una supernova di tipo Ia esplosa in qualche galassia dell'ammasso locale). Purtroppo non posso raccontarti né seguito né dettagli – abbiamo venduto l'esclusiva di questa storia alla Hobby & Work affinché realizzassero una prestigiosa serie che presto uscirà in tutte le migliori edicole.

POTOWOTO: Eravamo quattro amici al bar, che volevano cambiare il mondo.

BAFFO & UINONA: come i Digimon, solo più forti di testa.

ABDUL: In utero!


Metal demenziale, ironico, dissacrante, una parodia... Come descrivereste il vostro approccio alla musica? Quanto lavoro e preparazione ci sono dietro i vostri brani? E quante birre?

GATTO: Innanzitutto, via questo stereotipo della demenzialità. I nostri testi, sotto una patina di malcelata ironia, racchiudono un'essenza triste, una visuale introspettiva, filtrata attraverso la nostra sensibilità di poeti ed artisti.

POTOWOTO: Portaci da bere un solo bicchiere, ma presto: con o senza schiuma, scura o chiara ma che sia una BIRRA! Una birra please! Oh yes Sir!!!

BAFFO & UINONA: Eravamo quattro amici al bar, che volevano cambiare il conto.

ABDUL: 180gr di pusillanimità in olio di oliva.


Fra le band di cui avete rivisitato brani ci sono Metallica ("Master Of Pizza" e "Entra L'Uomo Di Sabbia"), Iron Maiden ("The Number Of The Bitch") e Rhapsody ("Emerald Fork"), per non parlare delle numerosissime citazioni ai Manowar. Quali sono i gruppi che più vi hanno influenzato? Quali vi hanno formato come metallari?

GATTO: Non mi ricordavo che avessimo coverizzato suddette canzoni. Ne sei sicuro? Tra l'altro, io questi ManowaR a malapena li conosco.

ABDUL: Le giovani marmotte, nash and young...

BAFFO & UINONA: I gruppi che ci hanno più influenzato sono stati sicuramente gli H1N1, gli Aviaria, i Suina e i Crystallion. Poi sicuramente abbiamo tratto ispirazione dalla canzone della pubblicità del servizio telefonico “1240, suona fischia e canta”.


Cosa pensate invece di gruppi quali Skiantos, Squallor, Elio E Le Storie Tese e Gli Atroci?

GATTO: Sì.

POTOWOTO: Chi ama canta tra le voci della vita, l'acqua che si incontra col suo scialacquìo. Oppure meglio non cantare, muti se non è d'Amore e qualcuno deve farlo e sono io che ti canterò.

ABDUL: Quello che ha detto la persona alla tua sinistra ieri...

BAFFO & UINONA: Sicuramente sono tutti bravissimi artisti, ma non possono competere con la formazione originale degli Aviaria, quelli dell’albume “Pollophagus: H5N1 Against KFC” prima che prendesse il volo il rimpianto Mark “Ruspant” Chicken. Da allora sono precipitati... poveri Aviaria...


"Gioca Truè" è a mio parere uno dei pezzi più esilaranti del vostro repertorio nel quale citate alcune delle attività più classiche del "vero" metallaro: bere birra, pogare, scapocciare, andare in moto e cantare le canzoni dei Manowar. Come è nata l'idea di rivedere in chiave heavy il pezzo di Claudio Cecchetto?

GATTO: E com'è nata l'idea di farci una domanda tanto inutile?

POTOWOTO: Ricordatevi che si parte sempre da dormire. Fate attenzione alla differenza fra camminare e nuotare e nel finale due volte i saluti.

ABDUL: ispezionando l'inguine di Iva Zanicchi...

BAFFO & UINONA: La fermentazione della birra ha fatto passi da gigante negli ultimi secoli... bisogna capire l’importanza del triplo malto al livello civico e morale... sale in testa che è una bellezza... fresca e sinuosa al palato... e poi rutti diossido di carbonio prezioso per l’ecosistema vegetale. Insomma, una fonte d’ispirazione per chiunque.


I vostri lavori sono scaricabili dal vostro sito internet (attualmente in ricostruzione). Come mai il gruppo heavy metal più true della Terra non possiede ancora un contratto con una qualche etichetta?

GATTO: In verità, in verità ti dico – sono le etichette discografiche che hanno un contratto con noi. Presto pubblicheremo il nuovo disco dei Nuclear Blast, il cui titolo è strettamente riservato.

BAFFO & UINONA: Noi non abbiamo un’etichetta alle spalle perché non siamo in vendita... e poi che prezzo metti sull’etichetta? Tra l’altro come glielo spieghi agli spedizionieri della TNT?


I già citati Rhapsody Of Fire si sono da poco "liberati" dalla morsa di Joey De Maio e della sua Magic Circle Music. Vi piacerebbe sostituirli potendo così aprire i loro concerti e incidere live album e dvd a iosa? Lanciategli un appello da queste pagine virtuali.

GATTO: Comodo.

ABDUL: Stronzo chi legge!

BAFFO & UINONA: Non solo ci piacerebbe fare tutto ciò ma vorremmo anche noi andare in causa con la Magic Circle Music... immagina la scena in tribunale... un vecchio capellone tatuato con la mania del sequestro di persona che se la prende con dei ragazzi vestiti di rosa pisello... il massimo!!


Quali sono i vostri piani per il futuro? Quando vedrà la luce un nuovo disco?

GATTO: Il nuovo disco vedrà la luce ieri.

POTOWOTO: Una casettina in periferia, una mogliettina giovane e carina, tale e quale come te.

ABDUL: Abolire l'ICI.

BAFFO & UINONA: Per il futuro intanto chiedere soldi per essere intervistati dalle webzine (ci va bene anche un prosciuttino, una mozzarella campana che non suona...insomma vedi tu). Per quanto riguarda il disco, è bellissimo, lo stiamo ascoltando da almeno otto mesi ed è ancora un capolavoro per noi... ma si sa l’attesa è sempre la parte più bella di un incontro... un tizio c’è morto...


Cosa potete dirci invece delle vostre perfomance on stage? Cosa deve aspettarsi un fan da una vostra esibizione? Quali sono stati i concerti più ricchi di soddisfazioni? Chi di voi è il più ambito fra le groupie?

GATTO: Potrei dire tante cose, solo che ora come ora non mi vengono in mente cazzate inutili da sparare a tema.

POTOWOTO: La mia banda suona il rock e cambia faccia all'occorrenza, da quando il trasformismo è diventato un'esigenza: ci vedrete in crinoline come brutte ballerine, ci vedrete danzare come giovani zanzare.

ADBUL: 180gr di omosessualità in olio abbronzante.

BAFFOWAR & UINONANOWAR: Beh le nostre performance on stage lasciano un espressione di meraviglia e stupore nel volto dei nostri fan come quando un uomo si mette del ghiaccio secco sotto lo scroto... sì proprio quell’espressione eterea e sognante... ahhhh è meraviglioso il ghiaccio secco ad agosto! Comunque le groupies graffiano con i denti...fanno i rigatoni... che male!!


Qual'è stato il complimento più bello che avete ricevuto? E quale la critica che più vi ha colpito?

GATTO: Il complimento più bello: “Dai, però alla fine non fate schifo”. La critica che più ci ha colpito era Marta Flavi, nota giornalista di Truemetal.it, che ci ha colpito con un randello ripetute volte durante una passeggiata al Pincio.

POTOWOTO: Sei bellissima.

ABDUL: Hai un tergicristallo rotto

BAFFO & UINONA: Il complimento migliore l’abbiamo ricevuto a Vancouver, nella California dell’est, “you make me feel like a natural woman... nonostant I have reconstructed boobs”, la critica invece suonava su per giù così: "vi tiro il collo"... storie vere...


Metal e tecnologia. Qual'è la vostra opinione riguardo il file sharing, i social network e i mezzi digitali in generale? Quanto è importante il contatto diretto con i fan?

GATTO: Il contatto diretto con le fan è MOLTO importante – certo, in questo caso diciamo che i filtri tecnologici sono più d'impaccio che altro.

POTOWOTO: www mi piaci tu.

BAFFO & UINONARAIDER: Senz’altro il digitale è sempre un'emozione, ma il contatto diretto deve essere sempre protetto dal cappuccetto... mi raccomando...

ABDUL: Il contatto diretto con i fan è IMPORTANTISSIMO! Specie se con la maschera di Cossiga.


Ozzy a sessant'anni suonati incide ancora dischi e gira i palchi del mondo fra un reality show e l'altro. Come e dove vi immaginate a quell'età?

GATTO: Sulla tomba di Ozzy con l'indice puntato alla sua lapide dicendo “ah – ah”.

POTOWOTO: Vecchio, ti chiameranno vecchio...!

ABDUL: In tv a sfilare per "Velone".

BAFFO & UINONA: Ci travestiremo da Ozzy e continueremo la sua carriera di vecchio petulante dagli occhiali ambigui... se non ci sparano prima...


Chi sono i NanowaR Of Steel nella vita di tutti i giorni?

GATTO: I Nanowar Of Steel stessi.

POTOWOTO: Chi sono io, un uomo che ogni giorno perde dei sorrisi, che penso io che alla felicità ci credono gli illusi.

ABDUL: Un rinoceronte claustrofobico.

BAFFOGGIA & UINONAPOLI: Ragazzi di città!


Perfetto, per me può bastare. A voi la parola per i saluti finali.

GATTO: Grazie persona arisocratica, la tua intervista mi ha permesso di introspedirmi l'anima, ai lettori della tua webzina consiglio di divertirsi giocando con le foglie di tiglio.

BAFFO & UINONA: Un ringraziamento particolare va ai nostri fan che hanno aspettato a lungo l’uscita del nuovo album... e continueranno ad aspettarlo per un altro mese. Grazie a tutti coloro che amano i colori. Grazie infinite a Elfio er cravattaro per la pazienza su gli insoluti del mese scorso. Ah e volevamo esprimere la solidarietà ad Ennio Mozzicone che si è spento ieri. Ci mancherai Enniofix.

NANOWAR OF STEEL: Ciao a tutti.

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NIGHTPRAY - Dreamocracy

Informazioni
Gruppo: Nightpray
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/nightpray
Autore: Mourning

Tracklist
1. Light's Out
2. Start On The Run
3. September Highways
4. Falling
5. Intermission: Learning To Feel Less
6. The Long Distance Passenger's Anthem
7. Shadow's Apartment
8. Black Coffee With Purple Dust
9. Eulogy In Croack Flat
10.How Many Days, How Many Fairytales
11.Door 11

DURATA: 38:27

Ascoltando il myspace dei rumeni Nightpray rimasi notevolmente colpito dalle tracce nel player anche se come si sa purtroppo la qualità massima che è stata disposta per caricarle non è che sia poi granché. Decisi allora di contattare la band che rispose prontamente indicandomi dove poter scaricare i loro lavori.
La line up è composta da personaggi più o meno noti fra cui spiccano i nomi di Costin Chioreanu conosciuto nel panorama per la sua Twilight13media design che ha collaborato e collabora con act importanti fra i quali Ulver, Summonining, Grave e Aura Noir (per citarne un paio) nel ruolo di chitarrista, Mr. S dei Satanochio come cantante e il bassista Clandestine dei Dødheimsgard.
"Dreamocracy" è il secondo album, succede al debutto "Five Hours Before And Sometimes After" che a sua volta aveva segnato la rinascita di un percorso dalle ceneri della Subway Night Orchestra.
Il genere con cui si presentano è di difficile catalogazione visto che non ci sono linee guida precise, dal jazz al rock sperimentale, dal black metal all'ambient passando per atmosfere gotiche, le undici composizioni si snocciolano facilmente in quanto molto piacevoli all'udito prestandosi anche a un ascolto leggero di compagnia ma per entrarvi dentro provando ad immedesimarsi nei vari stati d'animo e godendo delle variazioni costanti il numero degli on air varierà costantemente a seconda della vostra libertà mentale e pazienza nel dar loro attenzione dovuta.
Il viaggio sonoro inizia con le note di una scura e strumentale "Light's Out" che prepara la strada per "Start On The Run" in cui la melodia affonda le radici in una natura darkwave ottantiana dolciastra sorretta e innalzata dalla vocalità sofferta di Mr S.
Le succedono "September Highways" e "Falling", brani che sembrano ripercorrere la strada del goth/rock anche se l'emotività trasmessa ha fattezze post nella sua grigia e cocente malinconia, tocca quindi a "Intermission: Learning To Feel Less" porre il primo tassello per un cambio musicale che si stava già evolvendo all'interno ponendosi come una ambient song che quieta i ritmi azzerandoli.
"The Long Distance Passenger's Anthem" ha quindi il compito di ridare forma viva all'album in corso, alternando attimi di calma con altri di spinta hardcore che s'intrecciano dinamicamente altalenanti in un mix d'aggressività e melodia ma che qualcosa si stia modificando è evidente tanto che in "Shadow's Apartment" entreranno a far presenza anche chitarre post rock ad arricchire un piatto già di per sé colmo.
Più si va avanti e più S va fuori di testa vocalmente, si arriverà al punto che la sua prova diventi talmente divertita nella follia interpretativa da richiamare quella di un saltimbanco o un clown in "Eulogy Croack Flat" preceduta da una "Black Coffee With Purple Dust" dove s'intrecciano elementi jazzy, due pezzi brevi ma che mettono in mostra ancora altre sfaccettature di una formazione che non ama fossilizzarsi, questo è ormai palesemente chiaro.
Si è quasi giunti sul finire e "How Many Days, How Many Fairytales" allenta la presa, il post rock atmosferico di cui la traccia è portatrice è sognante dolciastro, solo Mr. S continua a infierire grevemente, il contorno è costruito a preludio di una "Door 11" slowly con buona espressività che conclude un album in più momenti esaltante.
Oltre ai tre componenti precedentemente citati c'è sicuramente da rendere merito al batterista Napalm, la sua prestazione dietro le pelli è di quelle che fanno la differenza sia per la dinamica costantemente variegata e personale, sia per le scelte ricercate come impatto o atmosfera intraprese con "September Highways", picco della prova personale.
I Nightpray ci offrono un disco che vale la pena mettere su tante e tante volte, da poter sezionare e scoprire sempre diverso passando dalla follia alla morbosità, dall' intimità all'avanguardismo scanzonato come nulla fosse.
Consiglio quindi "Dreamocracy" a tutti coloro che hanno bisogno di farsi un bel trip in posti dove la catalogazione è superflua ed è l'arte a dirigere le emozioni, geniale.

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PROFANATICA - Disgusting Blasphemies Against God


Informazioni
Gruppo: Profanatica
Anno: 2010
Etichetta: Hell’s Headbangers
Contatti: www.myspace.com/profanatica
Autore: ticino1

Tracklist
1. Black Cum
2. Pious Piece Of Shit
3. Christs Precious Blood Poisoned
4. Smashing Religious Fucking Statues
5. Fuck The Blood Of The Lamb
6. Covered in Black Shit
7. No Trumpet Shall Sound
8. Crush All That Is Holy Defile
9. Excrement Sacrosanct
10. Angel With Cock

DURATA: 40:22

Nell’ormai lontano 2007 i Profanatica ci deliziarono con un riuscitissimo disco, "Profanatitas De Domonatia". Era da prevedere che la via per raggiungere nuovamente tale livello sarebbe stata impervia.

Analizziamo ora il nuovo lavoro intitolato "Disgusting Blasphemies Against God". La prima cosa che mi salta all'orecchio è la produzione. Tutti gli strumenti sono limpidamente distinguibili. Particolarmente il basso risalta all’ascolto, cosa rara per la maggioranza dei dischi metal.

Il primo pezzo delle registrazioni di questo gruppo sembra diventarne il marchio di fabbrica. È sovente caotico e sa fortemente di Beherit. "Black Cum" apre le danze con marciume da sogno.

Torniamo ora al basso e alla produzione. Le quattro corde tuonano e devastano l’ascoltatore in ogni pezzo. Ci sono due possibilità per chiarire questo mistero:
1. durante la produzione si è pasticciato;
2. la potenza del basso è voluta per aumentare la cattiveria dei pezzi.
Pensate quello che volete. La produzione mi piace così com’é.

Pezzi come "Covered In Black Shit" vanno, secondo me, nella direzione del cosiddetto Ritual Metal, offrendo riff pesanti, lenti e ipnotici. I tradizionalisti non temano... La maggior parte delle piste sono rudi e veloci come una fresa che si apre la via nel granito. Anche se la seconda canzone "Pious Piece Of Shit" potrebbe fare disperare gli amici della velocità, all’inizio, questi saranno sorpresi dal suo sviluppo in riff medio veloci con parecchi cambi di tempo.

Il bilancio di questo disco è difficile da calcolare. All’attivo abbiamo sicuramente la produzione, i testi, sempre blasfemi, la copertina e alcuni cambi di tempo nei pezzi che sorprendono. Sul piatto del passivo troviamo una certa passività, scusate il gioco di parole, in alcuni pezzi, che mi disturba. Non interpretatemi male. Il disco è buono secondo me ma gli manca un filo d’Arianna. Le canzoni sono comunque ben costruite però, come un muro in mattoni senza malta, poco coerenti l'una con l'altra. Come affermato all'inizio, "Profanatitas De Domonatia" è difficile da superare in quanto a qualità d’esecuzione.

Tiriamo le somme del bilancio iniziato sopra: il disco è di buona qualità, pesante, in media non troppo veloce ma malvagio e satanico al punto giusto.

Che volete di più? Con promesse non ci si sazia, solo con fatti.

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ONDE SPHERIQUE - From Our Glaring Gold...


Informazioni
Gruppo: Onde Sphérique
Anno: 2009
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/ondespherique
Autore: Mourning

Tracklist
1. Onde Sphérique D'Or
2. Collecting Apollo's Waves
3. The Era Of Destroyers
4. La Vie D'Art
5. Posthelios... Fading In Eternity

DURATA: 30:46

L'Onde Sphérique è una formazione tedesca di atmospheric sludge, fonde l'aggressività fangosa dello stile rozzo con tinte di post metal/hardcore che dipingono un quadro variegato e che poggia le sue emozioni su atmosfere intriganti.
Le onde sferiche oltre a essere il nome scelto dalla band sono anche il filo conduttore su cui l'ep "From Our Glaring Gold" si sviluppa, siano raggi solari o propagazioni sonore la forma che entrambe prenderanno infatti sarà quella di sfera.
Ed è così che i trenta e passa minuti decantano il rapporto fra l'arte e la vita che assume una sua connotazione, iniziando con l'opener "Onde Sphérique D'Or" attraversando "Le Vie D'Art" sino ad arrivare alla conclusiva "Posthelios... Fading In Eternity" quello che viene tracciato è un processo evolutivo che ha come punto di partenza la fonte di luce Sole e i suoi raggi che alla fine del viaggio si spegneranno consegnando la spada dorata di Apollo all'oblio.
Il sound decadente che si farà passo dopo passo più evidente nelle tracce esprime più la nostalgia di un tempo che si afferma tiranno sul corso degli eventi che una vera e propria resa al fatto che l'illuminazione celeste si stia spegnendo. Le verrà dato un ultimo malinconico addio a testimonianza di un lasciarsi emotivamente umano.
Un primo assaggio che si divide fra potenza e picchi d'intimità elevati mostrando come gli Onde Sphérique siano capaci di cimentarsi con l'uso di entrambe le armi in loro possesso traendone risultati soddisfacenti.
Il primo passo è di quelli che fa presagire evoluzioni future da seguire con interesse, l'ep è disponibile solo sul sito della Blackscaped ( www.blackscaped.de ) a un costo irrisorio e in free download sullo space della band con l'aggiunta della track "Kult Der Kugerwelle" nella versione Rostnagel remix, non perdete quindi occasione di dare un ascolto a questo breve quanto valido lavoro.

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CRANIUMBLAST - Living Dead Life


Informazioni
Gruppo: Craniumblast
Anno: 2008
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/craniumblast
Autore: Mourning

Tracklist
1. Weak
2. AngerGeist
3. Kill The Saint
4. Living Dead Life

DURATA: 16:56

I Craniumblast fanno parte della fiorente scena del death melodico finlandese, nati nel 2007, l'anno successivo diedero vita al primo ep contenente quattro pezzi dal titolo "Living Dead Life".
La musica ha un buon sviluppo seppur le due componenti, quella melodica e quella di matrice più death/thrash, alle volte risultino sfilacciate e da inquadrare, si nota come la formazione abbia già uno stile che risulti intraprendente, sfruttano alcune soluzioni conosciute ricollegabili ai classici nomi del genere o a band più moderne quali i Mors Principium Est senza risultarne succubi.
Il quartetto si mostra alquanto vario e ricco nella proposta, sin dall'opener "Weak" dotata di una discreta combinazione fra le due componenti citate e il malinconico apporto che i synth confluiscono, i Craniumblast sembrano essere una band già matura almeno dal punto di vista delle idee.
Spicca la violenza sapientemente esplorata in una "AngerGeist" affinata dall'uso non invasivo dei synth e da un riffing fluido, "Kill The Saint" invece inverte la tendenza verso un dark metal raffinato, l'impatto viene messo di lato a discapito di uno svolgimento gothic oriented dall'incedere pesante, le tastiere diventano sinfoniche e possenti ritagliandosi un ampio e importante spazio in questo brano.
Un passo indietro e l'atmosfera che si respira con "Living Dead Life", molto più arcigna, veloce e compatta, riporta alla mente quella di "Weak" con una dose aggiuntiva di cattiveria, percorre la propria via su territori al confine fra le melodie death e spruzzate di black tanto che le tirate ficcanti e un riffato che sfiora il blackish in alcune riprese ne fanno il pezzo spacca ossa di questa loro presentazione.
Il ruolo di singer è ben coperto, il cantante sfrutta discretamente il growl e lo scream, per quello che si è ascoltato può solo migliorare, la produzione stessa per una prima prova si rivela soddisfacente, in brevi passaggi quando il ritmo aumenta diviene leggermente caotica ma senza inficiare più di tanto il corso della tracce.
C'è da lavorare ma come già accennato i Craniumblast sembrano aver chiara la situazione sul come far evolvere le composizioni.
Il panorama del death/melo-death è costantemente invaso da cloni, in un "Living Dead Life" che fa intravedere materiale su cui poter creare basi serie per il futuro si può riporre fiducia, non resta che attendere sviluppi da parte del sestetto.

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THE DROP MACHINE / QUIET IN THE CAVE - Split

Informazioni
Gruppo: The Drop Machine / Quiet In The Cave
Anno: 2010
Etichetta: Hypershape Records
Contatti: www.myspace.com/hypershaperecords
Autore: Advent

Tracklist
1. Solstice
2. Take it All
3. German Warehouse
4. 00:00 Light
5. Into the Deep
6. Breathe
7. Ionosfear
8. Stalker

DURATA: 55:04

Uscita minore, è questa la prima impressione. La copertina e il resto dell'artwork offrono sin da subito un primo giudizio grazie ad una visione molto suggestiva e onirica di figure complesse e dettagliate combinate tra di loro, viene però da pensare ad un lavoro molto stravagante. L'illusione viene smentita dalla prima traccia dello split tra The Drop Machine e Quiet In The Cave (due nomi un po' nascosti non trovate?) che vede iniziare i primi citati.

In "Solstice" la terra viene smossa dalla possente chitarra di Megalo Kayo B. per dare vita ad un intreccio melodico e graffiante, impiantato in solide basi che ha nella sua unica intercapedine un'aria tastabile e malleabile. Questo personaggio altri non è che Michele Basso, voce e chitarrista dei Viscera///, band tosta che fonde il grindcore più grezzo al post-metal più psichedelico. Il suo tocco è riconoscibile grazie alla definizione dei suoi riff marchiati da un riverbero prolungato che distende facilmente le membra, ed in questo split ogni cosa risuona rilassante. Abbandonate la voce rauca ascoltata nei Viscera/// e preparate le lenzuola. Le prime quattro tracce sono infatti delle piacevoli scorribande di chitarra accompagnate da un canonico duo batteria-basso che sta bene dietro al ritmo imposto dalla protagonista. Il riflettore è puntato su Mike e sulle sue lunghe incursioni strumentali, le parti sono assolutamente percepibili come scritte sotto un'intensa ed estatica ispirazione, durante un'improvvisazione riuscita alla luce di una bravura indiscutibile. Il fiotto di abilità proveniente dai giovanotti, soprattutto da uno, è impossibile da fermare o contenere, la psichedelia scorre e ti avvolge in una vertiginosa sperimentazione. Dopo le affollate invasioni di "German Warehouse", dopo che il tono si è fatto esoso e il cantante è stato quasi sempre muto arriva "00:00 Light": una fiaba cadenzata con una voce aggressiva ma non troppo incazzata che va dall'alternative/post-hardcore al sognante space rock/drone doom metal (si sentono i benefici di una profonda masterizzazione, complimenti per la produzione). Sentirete la maglietta appiccicata al petto per aver sudato acidi provenienti da un corpo esterno al vostro, prima parte heavy 'n' psych che promuove ottimamente questo piccolo ma portentoso act.

Finita l'ora The Drop Machine arriva quella Quiet In The Cave. "Into The Deep" è puro drone/doom al quale si aggiunge una contaminazione post-rock nella vena di Mogwai e dei più leggeri Isis, nudo, sei minuti di ascesa tra le nuvole per precipitare in un black metal cattivo e claustrofobico (Munholy, chitarrista dei Malfeitor, qua mostra denti e corde vocali), osserverete dissolversi l'oscurità davanti ai vostri occhi, in un intermezzo di onirico ambient una voce roboticamente distorta esalta un futuro musicale alla luce dell'avanguardia e della sperimentazione. In "Ionosfear" i Quiet In The Cave dimostrano di sapersi aggirare nei meandri del post-rock con grande dimestichezza, sfociando in un buono quanto oscuro dark rock in "Stalker", quest'ultima traccia è una imponente dichiarazione d'amore per il cinema. Vi sono al termine della canzone citazioni stupende dell'omonimo film di fantascienza del '79, roba di classe per dei ragazzi con una personalità marcata ed una musica piena di spunti che verranno evidenziati a dovere tra qualche tempo, ne siamo sicuri.

Se vi piace viaggiare e volete vivere intensamente anche un'ora del vostro pomeriggio stando sdraiati in casa dovete accanirvi sulla Hypershape Records per acquistare una copia dello split. Vi rilasserete in preda ad una nuova, allettante droga musicale. Ecco una citazione che conclude la release e descrive con accuratezza le varie fasi che la caratterizzano, da "Stalker" di Andrej Tarkovskij:
La debolezza è potenza, e la forza è niente. Quando l'uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l'albero: mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagne della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell'esistenza.

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MASS HYPNOSIA - Demo 2010

Informazioni
Gruppo: Mass Hypnosia
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/masshypnosia1850
Autore: Mourning

Tracklist
1. Tears From The Sky
2. Attempt To Assassinate
3. Psychopatic Colony

DURATA: 13:20

Realtà filippina di recente formazione che in questo 2010 rilascia il suo primo demo quella dei Mass Hypnosia, suonano un discreto death/thrash che si districa fra tecnica, violenza e una dose di melodia non invasiva.
Tre soli brani per neanche quindici minuti di musica, l'approccio è approssimativo ma si può intendere a grandi linee quello che i ragazzi vogliono fare, con la prima traccia "Tears From The Sky" ricordano i Kreator, buon impatto e prestanza dinamica, è però con "Attempt To Assassinate" però che si vedono le varianti maggiori sia nel riffing che nell'impostazione più ampia e ricercate, le chitarre alternano fasi statiche a fraseggi veloci e compatti.
"Psychopatic Colony" rimembra invece i Death del periodo di mezzo, anche la voce tende ad appoggiarsi sulla canzone in stile Schuldiner risultando piacevole ma cadendo più volte nell'evidenza di un deja vù costante.
Si nota che il trio conosce lo stile che presenta, il riffato è fluido anche se ancora privo di personalità propria, il chitarrista ci mette del suo quando decide di infilare gli assoli non perfetti ma calzanti.
Se la voce spinge fottutamente alle volte anche stridendo, cosa che però non porta fastidio più di tanto, basso e batteria eseguono i loro compiti in maniera ineccepibile senza strafare e con una discreta solidità, portando a casa una prestazione che nel complesso è una base di partenza più che accettabile.
La produzione, per quanto sporca con il suono del basso leggermente impastato e la chitarra che in qualche fase (come il solo in "Tears From The Sky") pare esser ovattata, per quel che viene offerto come antipasto inziale non è male.
In pratica, non ci resta che attendere qualcosa di più "sostanzioso" e ascoltare quali cambiamenti attueranno per dare crescita a una strada che sembra avere delle linee guida abbastanza delineate.
Sarà quindi il tempo a dare responso sulle potenzialità reali dei Mass Hypnosia.

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UNCION - Via Tenebrae... Gloria In Excelsi


Informazioni
Gruppo: Uncion
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/uncion666
Autore: Mourning

Tracklist
1. Nemesis 666
2. Praefectvs Sexagintasex Onis Bael!!
3. Via Tenebrae... Gloriam In Excelsi
4. In Amentia Cum Tetragramathon!

DURATA: 9:50

Vengono dal Messico e sono devoti al credo dell'old school gli Uncion, il loro unico lavoro, il demo "Via Tenebrae... Gloriam In Excelsi" pubblicato nei mesi iniziali di questo 2010, raccoglie appena dieci minuti di musica ma a cui ogni old schooler dovrebbe dare l'occasione di far fare un giro nel proprio stereo.
Dopo l'iniziale intro "Nemesis 666" è con "Praefectvs Sexagintasex Onis Bael!" che le danze si aprono all'insegna della blasfemia, è il classico satanic death che fra violenza e discreta scelta di riff tanto piace a chi conserva un buon ricordo dei primi anni Novanta, il percorso viene approfondito dalla successiva titletrack condita da back vocals evocativamente nere che s'incastrano all'interno di un circolo tritacarne e un growling massiccio.
Marcio e grondante d'odio anti-religioso, porta avanti il messaggio anche con la conclusiva "In Amentia Cum Tetragramathon!" mostrando una presa forte anche quando il ritmo allenta la presa puntando maggiormente sul groovy.
In certi casi non si guarda la derivazione voluta quanto all'emozioni trasmesse, quando una band ti regala dieci minuti di headbanging scatenato li prendi e accetti per quel che sono, mi auguro di ascoltare al più presto una produzione di durata più estesa.
Se amate band quali Incantation, Deicide, Immolation, Asphyx, Dead Congregation, Blaspherian, tutta roba leggera e per educande per intenderci, gli Uncion meritano di far parte della vostra collezione, l'attitudine è quella giusta, il sound pure.

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NUCLEAR DESECRATION / BESTIAL HOLOCAUST - Crush Until Madness


Informazioni
Gruppo: Bestial Holocaust / Nuclear Desecration
Anno: 2009
Etichetta: Marching Toward The Nuclear Holocaust
Contatti: www.myspace.com/bestialholocaust - www.myspace.com/nucleardesecration
Autore: Leonard Z

Tracklist
1. Sepulchral Evil
2. The Rites Of The Nucleat Goat

DURATA: 04:10

Split assassino tra i boliviani Bestial Holocaust e i Californiani Nuclear Desecration. Il risultato è un 7 pollici colorato per metà di rosso e per metà di nero che contiene due pezzi spezzaossa. “Sepulchral Evil” ci mostra i Bestial Holocaust in ottima forma, con il loro Thrash-Black metal violento e rozzo, e la voce malefica di Sonia Sepulcral che sembra vomitata dall'inferno. Per quanto riguarda i Nuclear Desecreation, ottima band di Death-Black intransigente sullo stile Blaphemy, dobbiamo dire che questa valida traccia rappresenta il testamento del gruppo, che proprio dopo l'uscita di questo split ha deciso di sciogliersi. Gran peccato, visto che col debut “Desecrated Temple Of Impurity” avevano dimostrato di saperci fare e di avere qualcosa da dire nel panorama del War Metal. In definitiva un ottimo split, che consiglio a tutti gli amanti del genere. Nota di merito aggiuntiva: copertina del grande Sickness 666!

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SEZARBIL - Dark God


Informazioni
Gruppo: Sezarbil
Anno: 2009
Etichetta: Murderous Music Production
Contatti: www.myspace.com/sezarbilcz
Autore: M1

Tracklist
1. Diabolis Inferi
2. Temny Buh
3. Lucifer
4. Sila Cernych Srdci
5. Triumf Pekla
6. Doba Temna
7. Plameny Svobody
8. Prisaha Jemu...
9. Jezis Bastard
10. AVE!

DURATA: 40:46

Terzo album in carriera, secondo sotto l'ala della Murderous Music Production, per i cechi Sezarbil, combo fautore di un veloce ed efferato black metal privo di grossi fronzoli. Il pezzo introduttivo "Diabolis Inferi" è una sorta di diversivo, il crescendo sinfonico viene infatti infranto dalla furia di "Temny Buh" che esplode immediatamente senza tanti giri di note sostenuta dalla batteria a mitraglia di Tolbuchin.

Già da questi primi minuti è evidente il tipo di approccio alla materia che intendono adottare i ragazzi con quel satanismo diretto in faccia privo di qualunque forma di filosofia o dottrina. Il pezzo successivo, dall'eloquente titolo "Lucifer", si muove su ritmiche meno incalzanti ed offre una maggiore gamma di variazioni che però alla soglia dei quasi cinque minuti risultano parzialmente monocordi. Col trascorrere del disco emergono qua e là piccoli elementi che caratterizzano i brani: si veda ad esempio il riffing maggiormente melodico di "Triumf Pekla" con annesso un finale "delicato", l'incipit dal sapore etnico ed orientaleggiante di "Doba Temna" o le clean vocals nel contesto quasi epico di "Plameny Svobody".

I trentacinque minuti di musica effettiva (al netto di intro ed outro) scorrono senza grossi scossoni o momenti memorabili, è necessario però citare una produzione non perfetta, in particolare per quanto riguarda la batteria: il volume è troppo alto e relega talvolta in secondo piano le chitarre, il suono è molto secco e c'è poca chiarezza nelle tirate più furibonde. Nel complesso quindi "Dark God" risulta un album discreto ma nulla più, nel quale la componente di genuinità collocata in una terza prova su lunga distanza non è più sufficiente ad elevare la prestazione dei Sezarbil, serve cambiare marcia.

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