lunedì 27 giugno 2011

AISTHESIS - The Eon Of Wrath


Informazioni
Gruppo: Aisthesis
Anno: 2010
Etichetta: Australis Records
Contatti: www.myspace.com/aisthesis - www.facebook.com/pages/Aisthesis/96759554752
Autore: Mourning

Tracklist
1. Black Sea Of Vanity
2. Missioner Of Fear
3. My Arrogance, My Agony
4. Sin's Garden
5. Funeral Lust
6. The Need Of More
7. Rotten Spawn
8. Sangre De Angel
9. Outro

DURATA: 55:49

Vi mancano i Cradle Of Filth o i Dimmu Borgir d'annata? Onestamente più passa il tempo, più sento il bisogno di tenere i dischi di queste due realtà (e parlo solo della fase iniziale delle loro carriere) lì, negli scaffali, tirandoli fuori sì e no una o due volte l'anno, noto comunque che ci sono ancora band che attingono da ciò che erano queste realtà per tirar fuori i loro lavori, è il caso dei cileni Aisthesis giunti al debutto con "The Eon Of Wrath" nel 2010.
Il combo composto da Sanguis Nigrum (voce), Skarh (chitarre), Pravis (basso), Tralkan (batteria) e Argoth (tastiere) ha i due act citati fra i riferimenti palesati nel sound, certo che il concept che dovrebbe tenere in piedi il platter non è dei più originali, incentrare l'album sullo sviluppo concettuale dei sette peccati capitali può essere interessante ma al tempo stesso qualcuno potrebbe anche dire: "Un altro? Stanno a scoprì l'acqua calda?".
Del resto la musica stessa è ben composta, ricca di buoni spunti soprattutto quando l'anima sudamericana dei cinque vien fuori distaccandosi dagli stilemi ripetuti più e più volte in passato da act della scena europea (e non solo).
Il reparto atmosferico rimane di frequente in bilico fra gothic e black privilegiandoli con un'alternanza che si adegua allo sviluppo dei brani, peccato che dopo un crescendo emotivo ben coltivato nel finale di "My Arrogance, My Agony" e aver assimilato una "Rotten Spawn" che potrebbe essere una b-side del periodo "Enthrone Darkness Triumphant", il ricordo della tendenza catchy e poco fluida racchiusa in "Sin's Garden", capace di smontare quel po' di nero che si stava addensando, mi distoglie dal ripremere il tasto "play".
Pur evitando voci femminili che si presentano con coretti degni del peggior pop da classifica in stile "Nymphetamine", evitando di immettere suoni sgradevoli come il "gallinaccio" (Agnete Maria Forfang Kjølsrud) che si può udire in "Gateways", contenuta in quella genialata da non comprare che è "Abrahadabra", gli Aisthesis spesso e volentieri non riescono comunque ad andare oltre un già sentito gradevole, a momenti elegante, in altri arrembante, in altri ancora sopitamente melancolico ma che non aggiunge in sostanza nulla di particolarmente rilevante da spingermi a mettere su ancora una volta "The Eon Of Wrath", il mio consiglio d'ascolto è quindi volto unicamente a chi ha una passione sfegatata per questo tipo di release sinfoniche.

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