lunedì 26 novembre 2012

MESHUGGAH - Koloss


Informazioni
Gruppo: Meshuggah
Titolo: Koloss
Anno: 2012
Provenienza: Umeå, Svezia
Etichetta: Nuclear Blast
Contatti: meshuggah.net
Autore: Istricë

Tracklist:
1. I Am Colossus
2. The Demon's Name Is Surveillance
3. Do Not Look Down
4. Behind The Sun
5. The Hurt That Finds You First
6. Marrow
7. Break Those Bones Whose Sinews Gave It Motion
8. Swarm
9. Demiurge
10. The Last Vigil

DURATA: 54:50

La scorsa primavera, mentre spulciavo le liste delle band partecipanti ai vari festival estivi di cartello sparsi in tutt'Europa per decidere quale opzionare, una domanda mi sorgeva spontanea: che cazzo significa "djent"? Da bravo ascoltatore per nulla informato sulle tendenze in voga mai mi ero imbattuto in tale categorizzazione, tanto da pensare in un primissimo momento che c'entrasse qualcosa con l'elettronica.
Niente di tutto ciò ovviamente, ascoltando un paio di pezzi scopro che la moda del momento è plagiare i Meshuggah. Accenti fuori posto, metriche improbabili, costrutti cervellotici e qualcosa di tremendamente sbagliato: un sound terribilmente artificioso che non possiede un grammo della raffinatezza malata, l'atmosfera caustica, l'aggressività della proposta degli svedesi.
Volenti o nolenti questa è la situazione in cui il quintetto di Umeå si trova a pubblicare la sua recente creatura: "Koloss". E mai la mia personale curiosità attorno ad un loro lavoro è stata così alta, non che la mia fiducia nei loro confronti fosse venuta meno, ma mai come ora era servita una risposta decisa, un cd distintivo, il colpo di frusta per mettere in riga i giovincelli che giocano a fare le cose complicate con la 8-strings.
Bastano pochi passi del "Colosso" per rendersi conto che è davvero tale, l'opening statement di Jens Kidman non lascia dubbi: "Io sono il Leviatano", la chitarra di Thordendal dopo un paio di minuti controllati comincia a mietere le prime vittime, spessa come un muro di cemento armato, inserendosi sui ritmi dettati dalle pelli di Haake, più lineari del solito.
Da manuale "I Meshuggah e la giusta misura".
Perchè nel momento in cui tutti sono partiti "alla ricerca dell'accento perduto", ecco che i Nostri decidono con sapienza di tagliare il superfluo, le fronde ormai inutili, e di tornare ad un approcio più diretto, senza che questo determini un calo della qualità complessiva della proposta, né che il risultato finale risulti più facilmente assimilabile.
I cinque, un tassello sull'altro, senza una sbavatura, costruiscono l'ennesimo, enorme monumento della loro carriera, mantenendo intatta l'originalità primigenia, immuni al passare del tempo.
Il grido monotono di Jens accompagna l'ascoltatore attraverso un cd che fa della varietà la sua forza, che alterna la complessità malata di "Behind The Sun" alla velocità di "The Hurt That Finds You First", all'oppressività "Chaospheriana" di "Swarm".
Il risultato finale è un disco di grande impatto, visceralmente violento, complicato nella giusta misura, in conformità alle dichiarazioni pre-release della band, che soddisferà appieno anche i fan più esigenti e di vecchia data, ma che con quel pizzico di immediatezza in più potrà attirare qualche giovane pecorella al già nutrito gregge.
Il "Colosso" è tornato, mostrando, senza ostentazione, la sua immensa superiorità, pronto a demolire col suo respiro chiunque osi avvicinarsi.

I am life, I am death, you belong to me
Call me what I am, I am Colossus.

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